Il lockdown è stato il vero banco di prova per chi aveva già iniziato a rendere più smart i propri processi produttivi, dimostrando come le industrie più avanti nel processo di smart manufacturing siano riuscite ad adeguarsi con maggiore velocità e flessibilità alle necessità imposte. Nei prossimi anni, le statistiche mostreranno con chiarezza i dati per correlare le prestazioni e i risultati portati dalla rivoluzione smart, o Industry 4.0, in questi anni decisamente atipici, e quello che riserva il futuro.
Smart Manufacturing e flessibilità
Ormai, una delle parole chiave in qualsiasi processo produttivo è “flessibilità”: con il drastico cambio di abitudini, chi si è adattato più velocemente nei diversi processi di filiera ha adottato una tattica vincente.
Si pensi ad esempio a smartphone, social, e-commerce, conference call, delivery, etc.
Ridotte ai minimi termini, le principali richieste che coinvolgono la flessibilità produttiva di un’azienda si riferiscono alle quantità per unità di tempo e alle qualità del prodotto stesso, per differenziarlo e personalizzarlo. Per farlo, è stato necessario adottare linee di produzione e filiere che rendono fattibili le modifiche richieste, compatibilmente con i tempi desiderati dal consumatore.
Flessibilità e condivisione
Perché flessibilità e condivisione sono strettamente legate? Cosa condividere, e con chi? Principalmente, si tratta di condividere con il cliente le informazioni che riguardano quanto si sta producendo e sarà disponibile, mentre, nel caso di fornitori e partner, quanto sarà richiesto il materiale per portare a termine la fase produttiva.
Questa prospettiva era in realtà già radicata nel sistema azienda, con ordini, budget e previsioni, ma cambia radicalmente quando si tratta di condividere i propri sistemi e macchine di produzione per scambiare con l’esterno informazioni, grazie a una connessione.
E se le macchine e sistemi di produzione sono già connessi, questa condivisione è estremamente più facile.
Smart Manufacturing e collaborazione
La trasformazione digitale consente di dare nuovi connotati alla connessione, e alla collaborazione, ovvero la creazione di ecosistemi che sfruttano al meglio queste possibilità.
Un esempio su tutti: questo periodo ha vinto la resistenza di molti a lavorare con il proprio team su documenti condivisi su cloud, per l’impossibilità di vedersi fisicamente in sala riunioni e prendere appunti su un foglio. Oppure, la fiducia nel permettere ai dipendenti di lavorare da remoto, anche dopo la riapertura delle aziende.
Il business nella Smart Industry
Se smart manufacturing implica dominare e disporre di flessibilità, condivisione e collaborazione, al centro c’è sempre e comunque il cliente. Che non è o sarà sempre lo stesso.
Essere una smart industry, vuol dire infatti anche saper adattare la propria capacità produttiva a nuove richieste o a nuovi mercati, intraprendendo nuove strade.
Se c’è connessione anche con il mercato, con la domanda, si raggiungono livelli di collaborazione e condivisione che possono essere rivelatori: ricerca e sviluppo, ottimizzazione dei prodotti e servizi, espansione in nuovi settori…
Questo confronto genera anche alla condivisione di informazioni legate ai costi, visto dal lato del fornitore, e alle prestazioni sul mercato, visto dal lato del cliente.
La filiera a monte
Se il business e il cliente sono centrali nella nuova architettura di produzione, anche la filiera che alimenta il processo produttivo, potrebbe riproporre lo stesso approccio. In questa prospettiva si consideri che chi prima era fornitore, ora diventa il cliente che interagisce con i propri fornitori: alcune aziende fornitrici si sono già confrontate con l’adeguamento dei loro processi oppure con i meccanismi di interazione con i clienti (tracciabilità, riduzione delle scorte a magazzino, automazione degli ordini, guasti e ritardi…) anche attraverso la condivisione della pianificazione delle lavorazioni, e altro ancora.
Il futuro della Smart Manufacturing
Questo sistema interconnesso incrementa aspetti quali la competitività, la produttività, la qualità, il posizionamento dell’azienda sul mercato.
Non tutte le aziende sono però in grado di affrontare e gestire questa sfida, nonostante gli inviti da parte delle istituzioni e i presupposti di miglioramento. I veri benefici si hanno quando tutto l’ecosistema si muove in questa direzione, creando le condizioni per gestire la transizione e il percorso da intraprendere insieme a clienti, collaboratori e fornitori.
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